Storia della chiesa

Le prime notizie risalgono al 1241, data nella quale si parla di una piccola chiesa della “Santa Maria”. Nel 1244 il convento viene riscattato dalle Eremite di San Damiano provenienti da Santa Maria Mater Domini di Longare che, sopra il terreno adiacente acquistato da un certo Guglielmo Bravo, fanno innalzare un modesto monastero.

Da un documento del 18 aprile 1277 risulta che le Eremite di San Damiano cedettero il convento alle Monache Clarisse di San Francesco, dette Celestine.

L’antico monastero si chiamava S. Maria ad Cellam, che nel linguaggio corrente venne poi modificato in “Alla cella”, “Arcella” e, infine Araceli. Pertanto, in contraddizione a quanto si legge nel cartiglio dell’altare maggiore (Aracoeli) l’Araceli ha assunto nei secoli il significato di piccolo monastero a convalida del significato dato al termine “Cella” in numerosi documenti coevi o di poco posteriori alla fondazione del convento.

Si ha notizia di due inondazioni avvenute nel 1544 e nel 1610 che causarono notevoli danni al piano inferiore delle costruzioni. Nel 1584 il visitatore apostolico card. Agostino Valzer descrive la Chiesa d’Araceli, precedente l’attuale, come “ecclesia elegantissima” il cui “tectum cum parietibus era optime pictum”. Aveva tre altari: “altare maius sub titolo b. Maria Aracoeli; altare b. Virginis; altare S. Jo Baptiste”.

Nel 1587, in seguito allo smantellamento delle vicine mura le monache coprano uno dei “Torresini” per utilizzarlo come materiale da costruzione della nuova chiesa.

Nel secolo XVII si rende necessaria la sostituzione della chiesa più che per le condizioni stesse della fabbrica, a causa del fiorente sviluppo del monastero e dell’aumento demografico della “contracta” Santa Lucia.

Nel 1675, durante l’episcopato di Giuseppe Civran, l’antica chiesetta di Santa Maria de Cella fu demolita per lasciare spazio alla grande fabbrica guariniana che fu portato a termine, nelle sue strutture essenziali, nel 1680.

Nel 1672, Guarino Guarini (Modena 1624 – Milano 1683) soggiorna a Vicenza presso i Padri Teatini dal 21 al 28 dicembre, si ipotizza che in tale occasione egli abbia potuto interessarsi, per richiesta delle monache, alla rifabbrica della loro chiesa.

Il progetto dell’edificio era erroneamente attribuito, fino a poco più di un decennio fa, a Carlo Borella, attivo a Vicenza verso la fine del ‘600. Solo nel 1965 Paolo Portoghesi ha rinvenuto, alla Biblioteca Vaticana, tre disegni datati 1695 i quali riproducono la pianta, prospetto e sezione della chiesa attribuendone esplicitamente l’invenzione a Guarino Guarini, come, infatti, compare nelle diciture degli stessi.

Nel 1675 Guarini soggiorna nuovamente a Vicenza ospite dei confratelli, è probabile che in tale soggiorno abbia assistito ai primi lavori della fabbrica dell’Araceli iniziata durante tale anno, come si legge nell’iscrizione ancor oggi visibile all’interno della chiesa.

Comprova tale datazione il Boschini che nel 1676 parla della già avviata ricostruzione della chiesa.

Il 1680 risulta con certezza l’anno del compimento della fabbrica, come si legge nella succitata iscrizione e com’è confermato dall’assunzione di un sacrestano.

La consacrazione avvenne solo 60 anni più tardi, il 17 novembre 1743 per mano dell’allora vescovo di Vicenza, cardinale Antonio Maria Priuli.

Nel 1797 entrava in città l’esercito francese, occupando la chiesa ed il monastero; le suore dovettero abbandonare il convento l’11 giugno per unirsi alle monache di Santa Maria Nuova e poi a S. Rocco. Faranno ritorno al monastero solo il 22 febbraio 1799.

Nel 1810 con la soppressione degli ordini religiosi, a seguito dei decreti napoleonici, i beni delle suore furono demaniati e ceduti al conte Antonio Capra che rase al suolo il convento.

Dal 1813 la chiesa diventò sede della Parrocchia dei Santi Vito e Lucia, denominata di Araceli. Ulteriori notizie riguardano interventi di restauro sulle coperture nel 1913, della scalinata d’ingresso oggi scomparsa nel 1915 e di alcuni lavori di sistemazione nel 1928.

Dal 1960 la chiesa è parzialmente abbandonata con la costruzione della nuova parrocchiale intitolata a Cristo Re.

Dopo il restauro avvenuto negli anni 90, la chiesa è ora recuperata, allo stato originale, ha acquistato piena funzionalità e garantirà un utilizzo diffuso che, compatibilmente con la valenza religiosa del luogo, consentirà la riscoperta ed una “riappropriazione” del più importante monumento barocco religioso della città ai suoi abitanti.